Il Razionalismo italiano

Il Razionalismo italiano

The Italian "Razionalismo"

Il Razionalismo italiano

Il Razionalismo italiano è la corrente architettonica che si sviluppa in Italia negli anni venti e anni trenta del 1900 in collegamento e, di fatto, a “imitare” il Movimento Moderno internazionaleperseguendo i nuovi principi del funzionalismo e proseguendo in vario modo in frange sino agli anni settanta.
Il razionalismo italiano nasce ben 10 anni dopo rispetto all’Europa del Nord sotto l’impulso di giovanissimi laureati o non ancora laureati del Politecnico di Milano (confermando la funzione di una delle due “capitali” dell’Architettura Italiana di questa città, insieme a Roma), che nel 1926 si fanno chiamare il “Gruppo 7”. Principale personaggio è Carlo Enrico Rava, gli altri sono Larco, Frette, Figini, Pollini, Terragni, in un primo momento Castagnoli, poi sostituito da Libera. Anche Giuseppe Pagano, pur non aderendo direttamente al gruppo ne sostenne le posizioni, condividendo le tesi del movimento.
Di questi Rava e Larco lavoreranno insieme sino a che Larco non tornerà in Cile, come anche Figini e Pollini, Terragni costituisce certamente la figura più interessante ed, infine, Libera che lavora a Roma, costituisce un personaggio chiave perché a contatto con i centri di potere centrale, come Piacentini, architetto del regime.

I punti cardine di questo movimento sono costituiti da:

  • utilizzo di nuovo materiali per la struttura (acciaio e cemento armato)
  • il funzionalismo (ossia la forma dell’edificio scaturisce dalla sua funzione)
  • utilizzo di volumi semplici senza decorazioni superflue

Come spesso accade nella impostazione dell’architettura moderna italiana condizionata e, in alcuni casi, schiacciata dalle opere del passato, il “Gruppo 7”  afferma sì che la nuova architettura deve rifarsi alla logica e alla razionalità ma, nel contempo, deve avere anche una certa continuità con la tradizione e non vengono condivise le tendenze estremiste« Tra il passato nostro e il nostro presente non esiste incompatibilità. Noi non vogliamo rompere con la tradizione: è la tradizione che si trasforma, assume aspetti nuovi, sotto i quali pochi la riconoscono».

Il gruppo iniziò a farsi conoscere con una serie di articoli apparsi sulla rivista Rassegna Italiana e proprio su quella rivista, nel dicembre del 1926, il “Gruppo 7” rese noti al pubblico i nuovi principi per l’architettura, che si rifanno a quel Movimento Moderno che ormai è in crescita in tutta Europa. Nel 1927 vengono anche invitati alla mostra del Werkbund di Stoccarda e si presentano con un progetto per un “piccolo albergo di montagna” di Adalberto Libera.

In occasione della “Prima Esposizione Italiana di Architettura Razionale”, che si tenne, promossa da Libera e Gaetano Minnucci, nel 1928 a Roma, il “Gruppo 7” si ampliò con la fondazione del MIAR (Movimento Italiano per l’Architettura Razionale), che comprendeva una cinquantina di architetti divisi per ambito regionale.

Terragni diede certamente il più chiaro esempio delle sintesi elaborate in questo contesto nella Casa del Fascio di Como del 1932-1936, dove la facciata è disegnata secondo le proporzioni della sezione aurea e nel contempo forme e strutture moderne si fondono con un impianto volumetrico e un equilibrio dello spazio architettonico classici.

Nel 1938 realizzò la Casa del fascio anche a Lissone, in Brianza, poi chiamata in suo onore palazzo Terragni. Ma soprattutto nella casa del Fascio di Como si può, secondo Ignazio Gardella, riconoscere il carattere originale del movimento moderno italiano. È, in questo caso, il riferimento della classicità che lo distingue dal movimento moderno internazionale che aveva fatto da madre per il Razionalismo italiano: «il carattere della classicità, intesa non come riferimento mimetico a un determinato periodo storico, rinascimentale o altro, ma una classicità in senso atemporale, come la volontà di cercare un ordine, una misura, una modulazione che rendano le forme architettoniche chiaramente percettibili alla luce del sole e coerenti tra loro, cioè parti di una stessa unità.»

Nel 1930 fu la volta di Figini e Pollini, che alla IV Triennale di Milano presentarono la Casa elettrica

All’esposizione del 1931 a Roma l’impatto fu molto forte e apparve subito chiaro che le opere razionaliste mal si adattavano a un regime autoritario. Le polemiche che ne nacquero con i sostenitori della vecchia «accademia», che poi erano la maggioranza, generarono molte defezioni nel MIAR, tanto che nel dicembre del 1932 il suo segretario Libera fu costretto a sciogliere il movimento.
Da quel momento gli architetti razionalisti lavorarono in un ambito più ristretto, comunque riuscendo a portare avanti varie realizzazioni anche in ambito pubblico.

In termini di modelli realizzativi, altri importanti esempi sono rappresentati da opere quali:

Istituto di Fisica dell’Università La Sapienza a Roma di Giuseppe Pagano

Palazzo delle Poste di Piazza Bologna a Roma di Mario Ridolfi

Asilo Sant’Elia a Como di Giuseppe Terragni

Università Bocconi di Milano di Giuseppe Pagano

Ma altrettanto e forse anche più interessanti sono le realizzazioni a scala minore quali:

Casa Solari a Santa Margherita Ligure

Costruita da Larco e Rava, uno dei maggiori fautori del Razionalismo, quello di Santa Margherita è un incarico ottenuto da giovanissimi da parte della famiglia Solari, che vuole appartamenti per se e alcuni in affitto. Possiamo definire questo intervento come protorazionalismo: l’impianto della casa è infatti simmetrico e si trova arretrata rispetto al fronte della strada, l’entrata divide alloggi simmetrici, la cui partizione interna non presenta alcuna novità, ma rispetta gli schemi usuali dell’architettura dei primi del 900, come pure i materiali interni, con un disegno molto semplice e decisamente poco innovativo.
Interessante la facciata divisa in varie parti, sotto troviamo un piano seminterrato che presenta delle lesene scanalate, tipiche del linguaggio dell’Arch. Joseph Hoffmann; il primo piano viene segnalato da un rivestimento in terracotta in cui sono tagliate le finestre, l’ultimo piano è estremamente semplice, intonacato di bianco e solamente nella bucatura sopra il portale di accesso, che presenta un sostegno ripreso sempre dall’architettura di Hoffmann. Seguendo la tradizione settecentesca abbiamo negli altri prospetti un breve risvolto sugli angoli e poi intonaco bianco; interessanti anche la presenza di alcune formelle con bassorilievi tipici del gusto di quel momento, come nella ceramica di Giò Ponti.

Casa al Villaggio dei Giornalisti di Luigi Figini


©
Archivio Architetto Luigi Figini AAF Milano

Realizzata in Via Perrone di San Martino N. 8 a Milano, una delle strade del minuto tessuto edificato dell’area del Villaggio dei Giornalisti, nella zona a nord est della città,  la villa dell’architetto Figini, costruita a metà degli anni Trenta  divenne presto associata a modello dell’architettura razionalista. Infatti, forse proprio per la sua elementare semplicità, la costruzione ben rappresenta l’affermazione di un equilibrato connubio tra forma e funzione.

La particolare casa d’abitazione appoggia su una serie regolare di pilastri in cemento armato, esile griglia a pilotis che rimanda alle architetture di Le Corbusier. La pianta rettangolare alquanto allungata è orientata secondo l’asse eliotermico, così da garantire il miglior apporto di illuminazione e il controllo dell’apporto termico estivo. 

Al primo livello è previsto il  soggiorno, aperto sul terrazzo, la cucina ed una stanza da letto “di servizio”. Al livello superiore, più contenuto in pianta, si trova la zona notte con camera da letto e bagno, affacciati su due terrazze solarium, una attrezzata come palestra, l’altra dotata di piccola vasca marmorea a pavimento. Una sorta di giardino dentro casa, dunque, ma anche una casa dentro il giardino. Le facciate a perimetro dell’edificio sono ad intonaco civile con tinteggiatura finale bianca; sui terrazzi le murature sono trattate al rustico, con tinteggiatura, originariamente verde, identica alle pareti esterne. Le facciate sono caratterizzate dal segno netto delle finestre a nastro del primo livello, con serramenti avvolgibili colorati in verde, incisione replicata in alto nella muratura che diventa a vento, lasciando in evidenza una sottile linea di travatura estesa al perimetro. 

La casa, attraverso le aperture, entra nello spazio circostante e da questo si lascia penetrare al paesaggio che, ricordiamolo, al momento dell’edificazione era caratterizzato da ampi spazi verdi e coltivati.

Fonti:

http://www.archidiap.com
https://it.wikipedia.org/
II Razionalismo in Italia – Università di Bologna – Dipartimento di Architettura – A.A. 2014-2015  prof.sa Micaela Antonucci, dott. arch. M. Sintini
Archivio Architetto Luigi Figini AAF Milano

Ing. Giovanni Pierini – ZED PROGETTI srl

Italian “Razionalismo” is the architectural tendency that developed in Italy in the 1920s and 1930s in connection and, in fact, to “imitate” the international Modern Movement, pursuing the new principles of functionalism and continuing in various ways until the 1970s.
Italian “Razionalismo” was born 10 years later than in Northern Europe under the impulse of very young graduates or not yet graduates of the Politecnico di Milano (confirming the function of one of the two “capitals” of Italian architecture in this city, along with Rome), which in 1926 call themselves the “Group 7”. The main character is Carlo Enrico Rava, the others are Larco, Frette, Figini, Pollini, Terragni, at first Castagnoli, then replaced by Libera. Giuseppe Pagano, too, although not directly adhering to the group, supported its positions, sharing the theories of the movement.
Among these Rava and Larco will work together until Larco returns to Chile, as also Figini and Pollini, Terragni is certainly the most interesting figure and, finally, Libera who works in Rome, is a key figure because in contact with the centers of central power, as Piacentini, architect of the regime.

The cornerstones of this movement are made up of:

use of new materials for the structure (steel and reinforced concrete)
functionalism (i.e. the shape of the building derives from its function)
use of simple volumes without unnecessary decoration

As often happens in the setting of modern Italian architecture, conditioned and, in some cases, crushed by the works of the past, “Group 7” affirms that the new architecture must refer to logic and rationality but, at the same time, must also have a certain continuity with tradition and extremist tendencies are not shared: “Between our past and our present there is no incompatibility. We do not want to break with tradition: it is tradition that is transformed, takes on new aspects, under which few recognize it”.

The group began to make itself known with a series of articles published in the magazine “Rassegna Italiana” and in that magazine, in December 1926, the “Group 7” made known to the public the new principles for architecture, which are based on that Modern Movement that is now growing throughout Europe. In 1927 they were also invited to the Werkbund exhibition in Stuttgart and presented a project for a “small mountain hotel” in Adalberto Libera.

On the occasion of the “Prima Esposizione Italiana di Architettura Razionale”, which was held, promoted by Libera and Gaetano Minnucci, in 1928 in Rome, the “Group 7” was expanded with the foundation of MIAR (Movimento Italiano per l’Architettura Razionale), which included about fifty architects divided by region.

Terragni certainly gave the clearest example of the syntheses elaborated in this context in the Casa del Fascio in Como from 1932-1936, where the façade is designed according to the proportions of the golden section and at the same time modern forms and structures blend with a classical volumetric system and a balance of architectural space.

In 1938 he also built the Casa del fascio in Lissone, in Brianza, later called Palazzo Terragni in his honour. But above all in the house of Fascio di Como, according to Ignazio Gardella, one can recognize the original character of the Italian modern movement. It is, in this case, the reference of classicality that distinguishes it from the modern international movement that had been the mother of Italian Rationalism: “the character of classicality, understood not as a camouflage reference to a specific historical period, Renaissance or other, but a classicity in a timeless sense, as the desire to seek an order, a measure, a modulation that make the architectural forms clearly perceptible in the light of the sun and consistent with each other, that is, parts of the same unity”.

In 1930 it was the turn of Figini and Pollini, who presented the “Electric house” at the IV Milan Triennale.

At the 1931 exhibition in Rome the impact was very strong and it soon became clear that rationalist works were not suitable for an authoritarian regime. The controversy that arose with the supporters of the old “academy”, which were then the majority, generated many defections in MIAR, so that in December 1932 its secretary Libera was forced to dissolve the movement.
From that moment on the rationalist architects worked in a more limited area, however, managing to carry out various projects in the public sphere as well.

In terms of models, other important examples are represented by works such as: Physics Institute of La Sapienza University in Rome by Giuseppe Pagano, Post office in Piazza Bologna in Rome by Mario Ridolfi, Sant’Elia Nursery school in Como by Giuseppe Terragni, Bocconi University of Milan by Giuseppe Pagano

But equally and perhaps even more interesting are the smaller scale achievements such as:

Solari’s House in Santa Margherita Ligure

Built by Larco and Rava, one of the greatest proponents of Razionalismo, it is a work obtained by very young people from the Solari’s family, who want apartments for themselves and some for rent. We can define this intervention as “prothorationalism”: the layout of the house is in fact symmetrical and lies behind the front of the street, the entrance divides symmetrical housing, whose internal partition does not present any novelty, but respects the usual schemes of architecture of the early twentieth century, as well as the interior materials, with a very simple design and definitely not innovative.
The façade is interesting, divided into various parts, below we find a basement floor with fluted pilasters, typical of the language of Arch. Joseph Hoffmann; the first floor is marked by a terracotta covering in which the windows are cut, the top floor is extremely simple, plastered with white and only in the hole above the access portal, which has a support always taken from the architecture of Hoffmann. Following the eighteenth-century tradition we have in the other elevations a brief turn-up on the corners and then white plaster; interesting is also the presence of some panels with bas-reliefs typical of the taste of that moment, as in the ceramic of Giò Ponti.

Luigi Figini’s Journalists’ Village House

Built in Via Perrone di San Martino N. 8 in Milan, one of the streets of the minute fabric built in the area of the Village of Journalists, in the north-east of the city, the villa of the architect Figini, built in the mid-thirties soon became a model of rationalist architecture. In fact, perhaps because of its elementary simplicity, the construction well represents the affirmation of a balanced union between form and function.
The particular house rests on a regular series of reinforced concrete pillars, a slender pilotis grid reminiscent of the architecture of Le Corbusier. The rectangular plant is rather elongated and oriented according to the heliothermal axis, so as to ensure the best contribution of light and control of the summer heat input.
On the first level there is the living room, open onto the terrace, the kitchen and a bedroom “service”. On the upper level, more contained in plan, is the sleeping area with bedroom and bathroom, overlooking two sun terraces, one equipped as a gym, the other with a small marble tub on the floor. A sort of garden inside the house, therefore, but also a house inside the garden. The facades around the perimeter of the building are in civil plaster with a final white painting; on the terraces the walls are treated in the rustic style, with painting, originally green, identical to the external walls. The façades are characterised by the net sign of the ribbon windows on the first level, with roller shutters coloured in green, engraving replicated at the top of the masonry which becomes windy, highlighting a thin line of trusses extended