La Casa del Mutilato di Varese

La Casa del Mutilato di Varese

War wounded house in Varese - Italy

La Casa del Mutilato di Varese

Varese è una città dove l’architettura fascista ha lasciato un fortissimo segno, basti pensare a Piazza Monte Grappa con la sua torre civica che fu oggetto di un concorso pubblico del 1934 vinto dall’Arch. Mario Loreti – Progettista di importanti edifici residenziali, grandi alberghi e complessi religiosi, oltre che raffinato progettista di mobili e arredi, figura di spicco dell’architettura del Ventennio – ora semisconosciuto – che attraversò con le sue architetture razionalismo, avanguardia e rivisitazione in senso astratto e semplificato della classicità, all’edificio che ospita la questura di Varese o a quello delle Poste, così come alla palazzina di via Copelli.

L’attività di riassetto urbanistico a cui Varese fu soggetta si riconnette al processo più ampio di riorganizzazione economico sociale previsto in Italia dal Regime e che passò anche tramite l’elevazione di varie città a nuove Province. Il Decreto istitutivo delle diciassette nuove Province, che fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 gennaio 1927, comportò, innanzi tutto, un adeguamento funzionale delle città al nuovo status istituzionale. E questo concretamente significò che a Varese (come anche a Ragusa, a Viterbo come a Pistoia, a Terni come a Pescara), le amministrazioni podestarili adottarono provvedimenti volti a dotare le città delle sedi per le nuove istituzioni. Tra il 1929 ed il 1940 Varese, la precedente città Liberty, sorta quasi come sfogo alla villeggiatura dei milanesi più abbienti, diventa baricentro di un’area economicamente molto avanzata che tende a sostituire il modello di fine ottocento della “città giardino” identificandosi sempre di più con quello imprenditoriale.

Nell’ambito dell'”architettura minore”, presso Via dei Bersaglieri, l’Arch. Ottavio Coletti progettò questo edificio per ospitare l’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di guerra. Nella struttura, realizzata tra 1939 ed 1940, vengono, pur nella sua semplicità e, quindi, chiarezza, richiamate tutte le simbologie oramai sperimentate in quello che è stato definito “Novecentismo”, movimento in cui la lezione razionalista viene fagocitata dall’ideologia del Regime. Verticalismi accentuati, sviluppi lineari trilitici, soluzioni d’angolo, volumi squadrati, marcati rapporti di vuoti e pieni caratterizzano queste opere. Il tutto viene legato dall’uso di materiali nuovi come il klinker, autarchici come il travertino o di riutilizzo come i materiali lapidei tradizionali: granito, serizzo, ceppo.

Nello specifico, il fabbricato in questione è aperto in facciata da un ingresso con lineare pronao in serpentino verde scuro (paragonabile per la sua austerità ad un tempio), mentre sul fianco sinistro si alza una torre quadrangolare concepita con un rivestimento in travertino ma realizzato in intonaco ad imitazione dello stesso come il paramento dell’intero edificio e tranne la parte frontale in litoceramica. Sulla stessa doveva essere inizialmente posto un orologio, poi sostituito dal simbolo dell’Associazione a cui l’opera era destinata.

All’interno, l’ampio salone è decorato nella parete di fondo da un affresco realizzato da Giuseppe Montanari nel 1939 raffigurante la Gloria che incorona i combattenti per la Patria. Danneggiato dalla riconversione nel dopoguerra dell’ambiente in sala cinematografica (Cinema Rivoli), è stato recentemente restaurato dal Comune di Varese ed ora la palazzina è denominata Sala Montanari. Ai lati del palco-tribuna erano posti due busti marmorei raffiguranti Vittorio Emanuele III e Mussolini dello scultore Daniele Scola (1940), andati distrutti.

Fonti
“Itinerari del Novecento – Architettura a Varese e Provincia tra le due guerre”, Eugenio Guglielmi –  Ed. Macchione
“Guida alla Città di Varese – Itinerari del Primo Novecento”, Eugenio Guglielmi –  Ed. LetteraVentidue
 

Ing. Paolo Croce- ZED PROGETTI srl

Varese is a city where Fascist architecture has left a very strong mark, just think of Piazza Monte Grappa with its civic tower (subject of a public competition in 1934 won by Arch. Mario Loreti – designer of important residential buildings, large hotels and religious complexes, as well as a refined furniture and furnishings designer, a leading figure in the architecture of the Fascist period (now almost unknown) whose architecture crossed rationalism, avant-garde and revisited classicism in an abstract and simplified sense), the building that houses the police headquarters of Varese or the Post Office, as well as the building in Via Copelli.

The urban reorganisation to which Varese was subjected was part of the broader process of economic and social reorganisation envisaged in Italy by the Regime, which included the elevation of various towns to new Provinces. The Decree establishing the seventeen new Provinces, which was published in the Official Gazette on 11 January 1927, entailed, first and foremost, a functional adaptation of the towns to the new institutional status. In concrete terms, this meant that in Varese (as well as in Ragusa, Viterbo and Pistoia, Terni and Pescara), the podestà administrations adopted measures to provide the cities with the seats for the new institutions. Between 1929 and 1940, Varese, the former Art Nouveau town, which had emerged almost as an outlet for the more affluent Milanese, became the centre of gravity of an economically advanced area that tended to replace the late 19th century model of the “garden city” by identifying itself more and more with the entrepreneurial model.

Ottavio Coletti designed this building on Via dei Bersaglieri to house the Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra (National Association of War Invalids). In the structure, built between 1939 and 1940, despite its simplicity and clarity, all the symbols now experimented in what has been called “Novecentismo” are recalled, a movement in which the rationalist lesson is swallowed up by the ideology of the Regime. These works are characterised by accentuated verticalism, trilithic linear developments, corner solutions, square volumes and marked relationships between empty and full spaces. All this is linked by the use of new materials such as klinker, autarchic materials such as travertine or re-used materials such as traditional stone: granite, serizzo, stump.

Specifically, the building in question is opened on the façade by an entrance with a linear pronaos in dark green serpentine (comparable to a temple for its austerity), while on the left side rises a quadrangular tower conceived with a travertine covering but made in plaster in imitation of the same as the face of the entire building and except for the frontal part in lithoceramic. Inside, the large hall is decorated on the back wall with a fresco painted by Giuseppe Montanari in 1939 representing the Glory crowning the fighters for the Homeland. Damaged by the post-war reconversion of the environment into a movie theater (Cinema Rivoli), it was recently restored by the Municipality of Varese and now the building is called Sala Montanari. At the sides of the stage-tribune were placed two marble busts depicting Vittorio Emanuele III and Mussolini by the sculptor Daniele Scola (1940), which were destroyed.