La sindrome dell’edificio malato

La sindrome dell’edificio malato

SICK BUILDING SYNDROME

La sindrome dell’edificio malato

La sindrome dell’edificio malato (in inglese sick building syndrome – SBS) è una sindrome descritta come una situazione in cui la maggior parte gli occupanti di un edificio manifestano sintomi di malattia o non si sentono bene, ma senza che possano essere identificate cause specifiche.

Generalmente, l’edificio “malato” presenta problemi nel sistema di riscaldamento, ventilazione e condizionamento (HVAC). Altri problemi derivano dal fenomeno di emissione di gas di alcuni materiali usati nella costruzione dello stesso, dalla presenza di sostanze volatili, di muffe o dalla mancanza di filtrazione del ricircolo dell’aria con immissione di particolato atmosferico. Quest’ultimo elemento costituisce l’inquinante che oggi è considerato di maggiore impatto nelle aree urbane, ed è composto da tutte quelle particelle solide e liquide disperse nell’atmosfera, con un diametro che va da pochi nanometri fino ai 500 µm e oltre (cioè da miliardesimi di metro a mezzo millimetro).

Si utilizza un identificativo formale delle dimensioni, il Particulate Matter, abbreviato in PM, seguito dal diametro aerodinamico massimo delle particelle. Ad esempio si parla di PM10 per tutte le particelle con diametro inferiore a 10 µm, pertanto il PM2,5 è un sottoinsieme del PM10, che a sua volta è un sottoinsieme del particolato grossolano ecc.

Le dimensioni delle particelle sono strettamente correlate al livello di penetrazione nell’apparato respiratorio.

Penetrazione del particolato

Immagine di libero uso – fonte Wikipedia

In particolare:

  • Particolato grossolano – particolato sedimentabile di dimensioni superiori ai 10 µm, non in grado di penetrare nel tratto respiratorio superando la laringe, se non in piccola parte.
  • PM10 – particolato formato da particelle inferiori a 10 µm (cioè inferiori a un centesimo di millimetro), è una polvere inalabile, ovvero in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore (naso e laringe). Le particelle fra circa 5 e 2,5 µm si depositano prima dei bronchioli
  • PM2,5 – particolato fine con diametro inferiore a 2,5 µm (un quarto di centesimo di millimetro), è una polvere toracica, cioè in grado di penetrare profondamente nei polmoni, specie durante la respirazione dalla bocca.
  • Per dimensioni ancora inferiori (particolato ultrafine, UFP o UP) si parla di polvere respirabile, cioè in grado di penetrare profondamente nei polmoni sino agli alveoli.

Nel 2008 la UE ha adottato una direttiva specifica (2008/50/EC) che detta limiti di qualità dell’aria con riferimento anche alle PM 2,5. Tale direttiva è stata recepita dalla legislazione italiana con il D. Lgs 155/2010 che abroga numerosi precedenti decreti tra cui il DM 60 del 2 aprile 2002 recante recepimento della direttiva 1999/30/CE del 22 aprile 1999 del Consiglio concernente i valori limite di qualità dell’aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo e della direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell’aria ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio. I limiti per la concentrazione delle PM10 nell’aria sono così stabiliti:

  • Valore Limite per la media annuale: 40 µg/m³
  • Valore limite giornaliero (24-ore): 50 µg/m³
  • Numero massimo di superamenti consentiti in un anno civile: 35 gg/anno

Per le PM 2,5 il decreto non prevede dei limiti sulla concentrazione media giornaliera, come per le PM10, ma dal 2011 è scattato l’obbligo per monitoraggio di tali polveri, con l’obiettivo di raggiungere al 2015 un valore limite medio annuo fissato a 25 µg/m³

  • Il particolato ha effetti diversi sulla salute umana ed animale a seconda dell’origine (naturale, antropica ecc.) e delle dimensioni delle polveri. Tra i disturbi attribuiti al particolato fine e ultrafine (PM10e soprattutto PM2,5) vi sono patologie acute e croniche a carico dell’apparato respiratorio (asma, bronchiti, enfisema, allergia, tumori) e cardio-circolatorio (aggravamento dei sintomi cardiaci nei soggetti predisposti).
  • Il meccanismo con cui il particolato interferisce con gli organismi non è ancora chiarito completamente: è però noto che al diminuire delle dimensioni la possibilità di interazione biologica aumenta, in quanto le più piccole particelle possono raggiungere laringe, trachea, polmoni e alveoli, e qui rilasciare parte delle sostanze inquinanti che trasporta.

(fonti Wikipedia)

Una buona norma, ove non si possa o non si voglia effettuare un controllo in continuo, è effettuare  almeno un test semestrale delle condizioni atmosferiche presenti nell’immobile. Ove tali osservazioni evidenziassero situazioni di anomalia, si dovrà verificare la possibilità di introdurre sistemi di ricambio/immissione di aria con filtrazione ed almeno con funzionamento nelle ore di maggiore permanenza, in modo da ridurre l’esposizione agli agenti dannosi.

Ing. Marco A. Tazzi  – ZED PROGETTI srl