Le basi del linguaggio architettonico dell’Arch. Adalberto Libera nella “Piccola casa da pigione – Casa Nicoletti” in Via San Basilio 53 a Roma

Le basi del linguaggio architettonico dell’Arch. Adalberto Libera nella “Piccola casa da pigione – Casa Nicoletti” in Via San Basilio 53 a Roma

The basics of Adalberto Libera's architectural language in the "small rent house - Nicoletti's house" in Via San Basilio 53 - Rome

Le basi del linguaggio architettonico dell’Arch. Adalberto Libera nella “Piccola casa da pigione – Casa Nicoletti” in Via San Basilio 53 a Roma

Molto spesso, al contrario di tanta didattica enciclopedica e dispersiva, l’analisi delle opere minori di un progettista risulta più interessante e proficua che la disamina di quelle più importanti. Questo vale in tutti i settori ed in particolare per quello del linguaggio architettonico. L’elemento minuto consente infatti sia di isolare la capacità di incidenza del segno del progettista sul manufatto edilizio sia di concentrare le ricorrenze lessicali più intrinseche che nelle opere maggiori tendono facilmente invece a diluirsi e a perdersi nella complessità della composizione.

Un esempio è rappresentato dal primissimo intervento eseguito a Roma dall’Arch. Adalberto Libera (1903-1963) e relativo dalla ristrutturazione, nel 1931, di una piccola casa da pigione (casa Nicoletti) situata in Via di San Basilio N.53 nel Rione Trevi a Roma.

Libera è stato tra i maggiori esponenti del movimento Razionalista e ideatore di numerosi edifici pubblici della prima metà del XX secolo. Egli fu membro, non ancora laureato, del milanese Gruppo 7 con Terragni, Figini, Pollini, Rava, Frette, Larco e Castagnoli. Subentrò proprio a quest’ultimo nel 1927, diffondendo a Roma l’azione teorica del gruppo. Nel 1930 fondò, e divenne segretario, del M.I.A.R. (Movimento Italiano di Architettura Razionale).  Ed è certo ben più noto per opere come l’Edificio postale di Roma (Via Marmorata), la Villa Malaparte a Capri oppure il Palazzo dei Congressi dell’E.42.

Edificio postale di Roma in Via Marmorata (Porta San Paolo)

Villa Malaparte (la “Casa come me” di Curzio Malaparte)

Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi (Roma EUR)

Eppure in quella pur semplice operazione di decoro urbano e di rifinitura plastica egli evidenzia tutti quegli elementi che poi diventeranno determinanti nella sua ricerca professionale successiva.

Un’attività minore. abbiamo detto, che però meritò comunque, a prescindere dalle influenze politiche del momento, le menzione in una nota redazionale, sul numero di ottobre 1933 della rivista Architettura gestita dall’Arch. Marcello Piacentini (1881-1960).

In tale articolo Piacentini riporta le caratteristiche del fabbricato originario indicandone la tipologia in “uno di quei tanti esempi di casette pigione, con un piccolo appartamento per piano, povere internamente ed esternamente, costruite  con pochi mezzi, nella metà dell’ottocento nelle strette vie di Roma”.

L’edificio è in realtà già presente nella pianta di Gian Battista Nolli del 1748 e nel Catasto Urbano del 1818 di Roma, pressoché con le stesse dimensioni attuali.

Le sue caratteristiche originarie, di massima, come un fabbricato contiguo alla chiesa di San Basilio, possono essere recuperate da un’incisione di Achille Pinelli databile al 1833 in cui si evidenzia, come probabilmente effettivamente era, un’altezza pari a quella della chiesa e che ebbe poi rimaneggiamenti successivi con sopraelevazioni.

Particolare dalla pianta di Roma del Nolli del 1748


Particolare dal Catasto Urbano di Roma del 1818


Incisione databile 1833

L’edificio di impianto si sviluppa su un fronte di circa sei metri e una profondità di dieci e in origine presentava una struttura tipica delle case a schiera romane, con due appartamenti separati dal corpo scala centrale, parallelo al fronte stradale.

L’intervento operato da Libera consiste in un rifacimento della facciata ma anche in una riorganizzazione della disposizione interna, con lo spostamento della scala nella parte retrostante dell’edificio verso il cortile interno ed una probabile, vista anche l’altezza ridotta degli accessi al piano terra commerciale, risistemazione degli orizzontamenti nelle altezze con il recupero di un piano aggiuntivo.

Sul fabbricato l’architetto inserisce poi l’elemento di riferimento del suo linguaggio compositivo, che è, nella sintesi complessiva, costituito dalla simmetria assiale e dalla tensione tra il centro e le ali identiche.

In tal senso nella facciata, l’asse verticale di simmetria è infatti sottolineato dalla fila di finestre centrali, mentre le finestre laterali vengono trasformate in porte-finestre con un balcone poco aggettante ponendo comunque l’accento plastico sulle ali laterali del prospetto attraverso lo svuotamento delle dette porte-finestre e ricontrastato dall’aggetto invertito pieno – vuoto -pieno delle due pensiline/cornice sommitali e di quelle a livello basamentale. La tendenza di Libera a lavorare sul contrappunto tra l’asse centrale della forma e la sua periferia traducendolo in termini di dialettica tra pieno centrale e vuoto laterale o viceversa è una costante del suo lavoro, riscontrabile nei successivi interventi dei Villini tipo A, B, C della Soc. Imm. Tirrena ad Ostia Mare (1932-1934), nell’edificio di Via Messina 15 a Roma e travalicherà poi il campo dell’edilizia residenziale.

Villino tipo A

Villino tipo B

Villino tipo C

 

Via Messina 15 a Roma

L’importanza delle bucature/vuoti nel suo contrasto con la semplicità del pieno della facciata è qui ulteriormente esaltata da una leggera modanatura in travertino, che assume un ruolo dominante nella caratterizzazione della facciata. Le ringhiere, formate da una teoria orizzontale di ferri verniciati, e le cornici delle aperture mediano e contrastano la verticalità della facciata. Nello stesso tempo i tubolari ricurvi verniciati di bianco si pongono, a loro volta, nel gioco di contrasto con la linearità dei balconi accennati. Questi poi esistono ma, vista la semplicità della facciata, restano in un rapporto semplice e composto con la stessa. La tripartizione della facciata in basamento, parte centrale e coronamento è altresì chiaramente leggibile e rimarcata nell’uso dei materiali con il travertino (di Rapolano lucido – detto anche Travertino Toscano e che si presenta nella sua tipica colorazione dal bianco al marrone scuro, passando attraverso molte variazioni di tono con le classiche venature grigie, marroni e nere) che riveste l’attacco a terra e la citata cornice e, sempre tramite travertino (di Tivoli – con colorazione verso il bianco latte) che riprende l’andamento dei balconi e separa la parte residenziale dalla terrazza di copertura. L’insieme è dominato dalla simmetria e dalla compostezza tipiche del linguaggio espressivo di Libera, trasmettendo un’immagine di semplicità allo stesso tempo classica e moderna.

Dopo l’intervento di Libera verranno realizzate due sopraelevazioni, arretrate rispetto al piano del fronte stradale e ruotate secondo un allineamento diverso da quello del corpo principale che non incideranno, di fatto, sulla quinta lato strada.

A distanza di 86 anni, l’edificio, ristrutturato nel 2000, viene attualmente utilizzato, nella sua parte residenziale, come albergo (denominato Hotel53) e mantiene nella facciata la configurazione originaria. Unico elemento di differenziazione è il cambio di materiale sul rivestimento (successivo agli anni 1980) in corrispondenza dell’ingresso dell’albergo che, se ne caratterizza funzionalmente la distinzione rispetto al bar accanto, di fatto, interrompe la simmetria dell’impianto compositivo. Più corretto e semplice sarebbe stata la caratterizzazione con due insegne di uguale forma e carattere in corrispondenza dei due accessi conservando la continuità del rivestimento sull’attacco a terra propria della scelta compositiva originaria del progettista.

 

Fonti:

 Ing. Paolo Croce – ZED PROGETTI srl

Very often, instead of what encyclopedic and dispersive teaching thinks, the analysis of a designer’s minor works is more interesting and profitable than the analysis of the most important ones. This applies to all sectors and in particular to the architectural language. The small allows both to isolate the ability of the sign’s incidence on the building and to concentrate the intrinsic lexical recurrences that in the major works tend to be diluted and lost among the complexity of the composition.
An example is represented by the very first work carried out in Rome by Adalberto Libera architect (1903-1963) and related to the renovation, in 1931, of a small house for rent (Nicoletti’s house) located in Via di San Basilio N. 53 in the district of Trevi – Rome.
Libera was one of the leading exponents of the Rationalist movement and the creator of numerous public buildings in the first half of the 20th century. And he is certainly more well known for works such as the post office in Via Marmorata – Rome, “Villa Malaparte” in Capri or the “Palazzo dei Congressi” dell’ E. 42.
Yet in that simple operation of urban decoration and plastic finishing, he highlights all those elements that will then become decisive in his subsequent professional research.
A minor activity, we have said, which deserves however, regardless of the political influences of the moment, the mention in an editorial note, in the October 1933 on the magazine “Architettura” managed by Marcello Piacentini (1881-1960).
In this article Piacentini reports the characteristics of the original building indicating its typology in “one of those many examples of rent houses, with a small apartment per floor, poor internally and externally, built with few means, in the mid-nineteenth century in the narrow streets of Rome”.
The building was already present in the Map of Rome by Gian Battista Nolli of 1748 and in the Gregorian cadastre of 1816, with almost the same current dimensions. And its original characteristics, as a building adjacent to the church of San Basilio, can be recovered from an engraving of Achille Pinelli dating back to 1833.
The building of the plant develops on a front of about six meters and a depth of ten and originally had a typical structure of Roman terraced houses, with two apartments separated by the central staircase, parallel to the street front.
Libera’s intervention consists in a rebuilding of the façade but also in a reorganization of the internal layout, with the shifting of the staircase in the part behind the building towards the inner courtyard and a probable one, given also the reduced height of the accesses to the commercial ground floor, rearrangement of the horizons in the heights with the recovery of an additional floor.
On the building, the architect then inserts the element of reference of his compositional language, which is, in the overall synthesis, constituted by the axial symmetry and the tension between the centre and the identical wings.
In this sense, the vertical axis of symmetry in the façade is emphasized by the row of central windows, while the side windows are transformed into French windows with a balcony with little projecting balcony, placing the plastic accent on the side wings of the elevation through the emptying of the doors – windows and recontrasting from the inverted projecting full – empty – full of the two canopies/top frames and those at basement level. Libera’s tendency to work on the counterpoint between the central axis of the form and its periphery, translating it into a dialectic between the central fullness and the lateral void or vice versa, is a constant of his work, which can be found in the subsequent interventions of the Villini type A, B, C of the company Imm. Tirrena in Ostia Mare (1932-1934), in the building of Via Messina in Rome and then crosses the residential building field.
The importance of the holes/vacuums in its contrast with the simplicity of the façade is further enhanced here by a light travertine moulding, which takes on a dominant role in the characterisation of the façade. The railings, formed by a horizontal theory of painted irons, and the frames of the middle openings contrast and contrast the verticality of the façade. At the same time, the curved tubular tubes painted in white are, in turn, in contrast with the linearity of the balconies mentioned above. These then exist but, given the simplicity of the facade, they remain in a simple and composed relationship with it. The tripartition of the façade in the basement, the central part and crowning is also clearly legible and marked in the use of materials, with the travertine (of Rapolano glossy) that covers the attachment to the ground and the above mentioned frame, also in travertine (of Tivoli) that resumes the trend of the balconies and separates the residential part from the roof terrace. The ensemble is dominated by the symmetry and composure typical of Libera’s expressive language, conveying an image of simplicity that is both classical and modern.
After the Libera intervention, two elevations will be built, backwards from the road front plane and rotated according to a different alignment from that of the main body, which will not affect, in fact, the fifth side of the road.
86 years later, the building, renovated in 2000, is now used as a hotel in the residential part of the building (called Hotel53) and retains its original layout on the façade. The only differentiating element is the change of material on the cladding (after the 1980s) at the entrance to the hotel, which functionally distinguishes it from the bar next door, in fact interrupts the symmetry of the compositional structure. The characterization with two different signs at the two entrances would have been more correct and simple, preserving the continuity of the cladding on the ground connection.