Le matrici del tessuto e del tipo edilizio medievale a Genova – Via della Maddalena

Le matrici del tessuto e del tipo edilizio medievale a Genova – Via della Maddalena

The origin of the fabric and of the medieval building type in Genoa Italy - "Via della Maddalena"

Le matrici del tessuto e del tipo edilizio medievale a Genova – Via della Maddalena

Nell’analisi delle caratteristiche dei centri storici delle città italiane il punto di riferimento è generalmente l’impianto medioevale che ha prodotto, nell’evoluzione del processo urbanistico la struttura edilizia attuale. E tale struttura si basa fondamentalmente sul nucleo aggregativo originario della casa a schiera.
Nello specifico di Genova, invece, il tessuto medioevale non risulta fondato sulla casa a schiera, ma su un tipo assimilabile alla schiera (pseudoschiera) e derivato dal processo di “insulizzazione”della domus (italica prima e romana dopo).

L’insulizzazione consiste nel riuso plurifamiliare del lotto della domus, attraverso la penetrazione di un percorso e l’edificazione nell’area del recinto, pertinente un tempo ad una sola famiglia, di unità edilizie monocellulari, aggregate serialmente, con due muri d’ambito in comune ed il terzo addossato ad uno dei lati del recinto.
L’insulizzazione corrisponde ad una fase di incremento demografico della città contrapposta ad una stasi degli sviluppi urbani, con un conseguente necessario riuso intensivo del lotto edilizio mediante la rimodulazione e il frazionamento della domus. Si verifica così la trasformazione di un tipo edilizio residenziale specializzato e di elevato ingombro territoriale, la domus, dal lotto-recinto di di­mensioni usuali di 17,70 x 35,40 m., in un tessuto di tipi monocellulari e monoaffaccio.
La plurifamiliarizzazione di due domus contigue da ragione della struttura dell’isolato medioevale genovese, costituito da una doppia serie di case monocel­lulari divise da un doppio confine mediano, con interposta un’area libera (l’ex-ambitus tra due domus contigue), ed affacciate su opposti percorsi che corrispondono al residuo dell’area dei due recinti originari mentre le strade tra gli isolati corrispondono, in pratica, all’originario percorso di mezzeria della domus – fasi a), b) e c):

A Genova l’aggregazione ad insula è tanto ripetitiva da presentarsi indifferentemente ruotata rispetto alle pendenze del terreno su cui si colloca.

Una delle zone in cui questo assetto si presenta più conservato è costituito da Via della Maddalena.

Il tessuto della Maddalena si mostra infatti ordito secondo isolati, ortogonali e paralle­li a Via della Maddalena, della dimensione modulare ripetitiva di circa 17-18 m x 35-50 m. Ciascun isolato è composto da una doppia serie di lotti affacciati su opposti percorsi e divisi da un doppio confine mediano con un vuoto intermedio, corrispondente all’originario ambitus, ancora ricostruibile nella continuità originaria anche se oggi è in massima parte intasato da incrementi edilizi e dai vani scala conseguenti al riuso plurifamiliare. In particolare, l’isolato delimitato da via della Maddalena, vico del Duca, vico del Trogoletto e vico Angeli mostra la massima permanenza dell’impianto originario. Qui le case sono ancora per lo più ad impianto monocellulare o bicellulare per rifu­sione frontale di due pseudoschiere, plurifamiliarizzate con la scala a doppia rampa posta nell’originario ambitus a servire alloggi ridotti di taglio monocellu­lare e bicellulare.

A Genova la pseudoschiera assume dimensioni variabili nel fronte, tra i 3.75 ed i 7,50 m., e nella profondità, dai 5 ai 9 m. La dimensione frontale più ricorrente si attesta sui 5 m. circa, che corrisponde, appunto, ad un lotto di 30-40 mq.
Fino al XII secolo, sono più numerose le case ad un solo piano fuori terra rispetto a quelle a due piani, anche se tale as­setto oggi non è più riconoscibile. Intorno al XIII secolo, quando Genova consoli­da il proprio dominio coloniale e di conseguenza si intensificano i commerci e cre­sce la ricchezza economica, la pseudoschiera, per una progressiva specializzazione delle funzioni abitative, non potendosi sviluppare in profondità, si soprae­leva fino a raggiungere la consistenza monofamiliare più matura, con una su­perficie di 90-100 mq.

La pseudoschiera si articola allora in un pianoterra ad uso bottega o magazzino, e due piani abitativi: il primo a funzione giorno, dai documenti la “caminata”; il secondo zona notte con la “camera magna” e talvolta una seconda camera.

Nei documenti d’archivio ed in particolare nei capitolati di costruzione, i piani vengono definiti in successione: “solaria vultarum”, che corrisponde al pianoter­ra originariamente voltato e spesso, soprattutto nelle aree centrali della città, è dotato di loggia mercantile; “solarium mediani” è il piano ammezzato destinato al magazzinaggio; “solarium de caminata” coincide con il primo piano abitativo, la zona giorno; “solarium de cameris” è il secondo piano, la zona notte. Nei capi­tolati di costruzione del XIII secolo sono citati inoltre gli elementi e le strutture della costruzione: lo “sportum de archetis” divideva a sbalzo il piano terreno dal primo piano abitativo; le “cogornices”, sono i marcapiani in pietra; i “bordonalia” corrispondono alle travi portanti della copertura ed i “culmeyna”alle travi di col­ mo completate da una serie di coppi in cotto.

Il prospetto presenta, in generale, al pianoterra due aperture differenziate che consentono l’accesso: la più piccola alla scala e all’abitazione; la grande alla bot­tega. Ai piani abitativi la dimensione del fronte condiziona il numero e la posi­zione delle finestre. Le case dai 3.75 ai 4.50 m. di fronte hanno una sola finestra centrale o leggermente disassata quando è centrata sul vano utile tolto l’ingom­bro della scala; quelle dal fronte di 5-6 m. sono dotate di due finestre, all’origine differenziate, con quella più piccola per la scala, in seguito si consolida l’assetto canonico della schiera italiana con due finestre uguali per ogni cellula edilizia, aderenti ai muri d’ambito e gerarchizzate in altezza nella corrispondenza fun­zionale al primo piano zona giorno e secondo piano zona notte.
Nel caso di affaccio dilatato fino ai 7.50 m. permangono due finestre spostate versoi muri d’ambito oppure tre finestre relazionate alla suddivisione in due va­ni diversificati: una finestra centrale in quello piccolo e due finestre divaricate nel vano grande.

Alla Maddalena, negli edifici di vico del Duca n. 8, n. 4 e n. 6, permane dal pia­no terra al secondo piano la scala a rampa semplice della fase monofamiliare. Il prospetto presenta, in quasi tutti i campioni edilizi, un pianoterra con due ac­cessi differenziati: quello piccolo alla scala e all’abitazione, quello grande alla bottega. La variante con il basamento alto comprensivo del mezzanino si ritrova in Vico del Duca n. 8.


Vico del Duca N.4


Vico del Duca N.4


Vico del Duca N.6


Vico del Duca N.6


Vico del Duca N.8


Vico del Duca N.8

La fase successiva è quella della plurifamiliarizzazione con lo sviluppo in altezza della cellula e chi afferma a partire dal XIV secolo con un massivo sviluppo nel Cinquecento ed un definitivo consolidamento nella prima metà del XVII secolo.

La forma più antica di plurifamiliarizzazione corrisponde al raddoppio dei piani abitativi della pseudo­ schiera matura e da origine ad un nuovo alloggio distribuito ancora su due pia­ni, distinguibile nella sopraelevazione in prospetto per la diversa altezza delle fi­nestre: come per la pseudoschiera matura, più alte quelle del primo piano, zona giorno, rispetto a quelle più ridotte del secondo piano, zona notte.
Nel prospetto di Vico del Duca 10 si riconosce la fase plurifamiliare fi­no al quarto piano dal raddoppio dei piani abitativi, gerarchizzati nelle apertu­re e corrispondenti al nuovo alloggio. Questo tipo di plurifamiliarizzazione si ve­rifica in un primo momento nell’ambito dello stesso nucleo familiare: l’abitazio­ne dei genitori più quella del figlio. 

L’altro sistema, il più diffuso, si configura come “frazionamento” della casa a pseudoschiera monofamiliare, con un riuso spinto fino al ritaglio di un alloggio monocellulare per piano, di superficie 30-40 mq, accompagnato da una progressiva, alcune volte smisurata, crescita di piani.
Il carattere intensivo e seriale dell’intervento si esplicita in prospetto nella pre­senza di un’unica cornice marcasolaio a dividere il piano basamentale dall’ele­vazione composta dalla ripetitività di piani tutti uguali e di uguale altezza come in: Vico Angeli 13-15, e vico del Duca 6-8.


Vico del Duca N.12


Vico del Duca N.12

In questi edifici si verifica una “ribasificazione” dell’abitazione che regredisce nella superficie fino a coincidere con l’originar ia matrice “il tipo base” monocel­lulare , derivato a Genova dal fenomeno di insulizzazione della domus e coinci­dente con l’unità minima abitativa, nella quale vengono espletate tutte le fun­zioni giorno e notte.
La mutazione più importante, dovuta al riuso plurifamiliare, riguarda la scala che per svincolarsi dall’alloggio diventa a doppia rampa e si struttura in vano proprio. Negli impianti più conservativi permane la scala a rampa semplice, interna alla cellula edilizi , ortogonale o parallela al fronte e la distribuzione ver­ticale viene isolata dall’alloggio con un tramezzo oppure mantenendo la sede originaria viene raddoppiata la rampa, come in Vico Angeli 13 e 15, Vico del Duca 12.

Negli impianti più evoluti, e quindi più tardi, la scala dal secondo piano si organizza a doppia rampa in vano proprio, occupando in parte o del tutto l’ambitus a scapito dell’aereoilluminazione sempre più demandata a chiostrine.

Proprio dallo sviluppo della scala si riconoscono i piani di sopraelevazione dovuti al riuso plunfamiliare: negli edifici di Vico del Duca n. 6, n. 8 e n. 10, la scala si mantiene a rampa semplice fino al secondo piano, consistenza della pseudo­schiera monofamiliare, ed è comunque  già  indipendente  dall’alloggio  monocel­lulare , mentre dal secondo piano e per tutti i piani di sopraelevazione plurifami­liari si consolida la scala a doppia rampa.

La pseudoschiera plurifamiliare diventerà poi “matrice” di un nuovo processo evolutivo che spin­to dalla necessità di recuperare in un alloggio complanare la superficie abitati­va, porterà a maturazione la nuova tipologia della casa in li­nea.

Fonti
“La Casa in Linea a Genova” – Maria Grazia Corsini – Ed. Kappa

 

Ing. Paolo Croce- ZED PROGETTI srl

In the analysis of the characteristics of the historical centres of Italian cities, the reference point is generally the medieval layout that has produced the current building structure in the evolution of the urban process. And this structure is basically based on the original aggregative nucleus of the terraced house.
In the specific case of Genoa, however, the medieval fabric is not based on the terraced house, but on a type similar to the terraced house (pseudoschiera) and derived from the process of “insulization” of the domus (first Italic and then Roman).
The insulization consists in the multi-family reuse of the lot of the domus, through the penetration of a path and the construction in the area of the enclosure, once belonging to a single family, of single-cell building units, serially aggregated, with two walls in common area and the third leaning against one of the sides of the enclosure.
The insulization corresponds to a phase of demographic increase of the city opposed to a stagnation of urban developments, with a consequent necessary intensive reuse of the building lot through the remodulation and fractionation of the domus. The result is the transformation of a specialized residential type of building with a large territorial encumbrance, the domus, from the usual size fence lot of 17.70 x 35.40 m., into a fabric of single-cell and single-cell types.
The multi-family structure of two adjoining domus is due to the structure of the medieval Genoese block, consisting of a double series of single-cell houses divided by a double median border, with a free area in between (the former ambitus between two adjoining domus), and facing opposite paths that correspond to the residue of the area of the two original enclosures while the streets between the blocks correspond, in practice, to the original centerline path of the domus – phases a), b) and c):
In Genoa the insula aggregation is so repetitive that it is indifferently rotated with respect to the slopes of the ground on which it is located.
One of the areas in which this structure is most preserved is Via della Maddalena.
The fabric of La Maddalena is in fact warped according to blocks, orthogonal and parallel to Via della Maddalena, with a repetitive modular dimension of about 17-18 m x 35-50 m. Each block is composed of a double series of lots facing opposite paths and divided by a double median border with an intermediate void, corresponding to the original ambitus, still reconstructible in the original continuity even if today it is mostly clogged by building increases and by the stairwells resulting from the reuse of multi-family homes. In particular, the block delimited by via della Maddalena, vico del Duca, vico del Trogoletto and vico Angeli shows the maximum permanence of the original structure. Here the houses are still mostly monocellular or bicellular for frontal recasting of two pseudoschiere, multifamiliarized with the double ramp staircase placed in the original ambitus to serve reduced housing of single-cell and bicellular cut.
In Genoa, the pseudoschiera takes on variable dimensions in the front, between 3.75 and 7.50 m, and in the depth, from 5 to 9 m. The most recurrent frontal dimension is about 5 m., which corresponds, in fact, to a lot of 30-40 square meters.
Until the 12th century, there were more one-storey houses above ground than two-storey houses, although this layout is no longer recognisable today. Around the thirteenth century, when Genoa consolidated its colonial rule and consequently increased trade and economic wealth, the pseudoschiera, for a progressive specialization of housing functions, not being able to develop in depth, was raised to reach a more mature single-family consistency, with an area of 90-100 square meters.
The pseudoschiera is then divided into a ground floor for use as a shop or warehouse, and two floors: the first with a function day, from documents the “chimney”, the second sleeping area with the “great room” and sometimes a second room.
In the archive documents and in particular in the construction specifications, the plans are defined in succession: “solaria vultarum”, which corresponds to the ground floor originally vaulted and often, especially in the central areas of the city, is equipped with a merchant loggia; “solarium mediani” is the mezzanine floor intended for storage; “solarium de caminata” coincides with the first floor of the house, the living area; “solarium de cameris” is the second floor, the sleeping area. The 13th century construction specifications also mention the elements and structures of the building: the “sportum de archetis” cantilevered the ground floor from the first floor; the “cogornices” are the stone stringcourses; the “bordonalia” correspond to the load-bearing beams of the roof and the “culmeyna” to the beams of col mo completed by a series of terracotta tiles.
The prospectus has, in general, on the ground floor two different openings that allow access: the smallest to the staircase and the house, the largest to the workshop. On the floors, the size of the front affects the number and position of the windows. The houses from 3.75 to 4.50 m. in front have only one central window or slightly offset when it is centered on the usable space removed the bulk of the staircase; those from the front of 5-6 m. are equipped with two windows, originally differentiated, with the smaller one for the staircase, then consolidates the canonical arrangement of the Italian group with two windows equal for each building cell, adhering to the walls of scope and hierarchized in height in functional correspondence to the first floor living area and second floor sleeping area.
In the case of a dilated view up to 7.50 m. there are two windows moved towards the walls of the area or three windows related to the division into two different rooms: a central window in the small one and two windows spread out in the large room.
At La Maddalena, in the buildings of vico del Duca n. 8, n. 4 and n. 6, the simple ramp staircase of the single-family phase remains from the ground floor to the second floor. The prospectus presents, in almost all building samples, a ground floor with two different accesses: the small one to the staircase and the house, the large one to the shop. The variant with the high base including the mezzanine is found in Vico del Duca n. 8.
The next phase was the multi-family phase with the development in height of the cell and who states from the fourteenth century with a massive development in the sixteenth century and a final consolidation in the first half of the seventeenth century.
The oldest form of multi-family home corresponds to the doubling of the living floors of the pseudo-matured group and gives rise to a new dwelling still distributed on two floors, distinguishable in the elevation in prospectus for the different height of the windows: as for the pseudoschiera mature, higher those of the first floor, living area, compared to the smaller ones of the second floor, sleeping area.
In the prospectus of Vico del Duca 10 one recognizes the multi-family phase up to the fourth floor by the doubling of the floors, hierarchized in the openings and corresponding to the new housing. This type of multi-family is first verified within the same family nucleus: the home of the parents plus that of the child.
The other system, the most common, is configured as a “fractionation” of the house to pseudoschiera single-family, with a reuse pushed up to the cut-out of a single-cell housing on each floor, with an area of 30-40 square meters, accompanied by a progressive, sometimes disproportionate, growth of floors.
The intensive and serial character of the intervention is expressed in the prospectus in the presence of a single frame to divide the basement from the elevation composed of the repetitiveness of planes all equal and of equal height as in: Vico Angeli 13-15, and vico del Duca 6-8.
In these buildings there is a “reaffirmation” of the dwelling that regresses in the surface to coincide with the original matrix “the basic type” single-cell, derived in Genoa from the phenomenon of insulization of the domus and coinciding with the minimum housing unit, in which all functions are performed day and night.
The most important mutation, due to the reuse of multi-family houses, concerns the staircase that becomes a double ramp to detach itself from the dwelling and is structured in its own space. In the most conservative systems, the staircase with a simple ramp remains, inside the building cell, orthogonal or parallel to the front and the vertical distribution is isolated from the housing with a partition or keeping the original location, the ramp is doubled, as in Vico Angeli 13 and 15, Vico del Duca 12.
In the most advanced systems, and therefore later on, the staircase from the second floor is organized with a double ramp in its own space, occupying part or all of the ambitus at the expense of the air lighting increasingly delegated to cloisters.
In the buildings of Vico del Duca n. 6, n. 8 and n. 10, the staircase is kept with a simple ramp up to the second floor, consistency of the pseudoschiera single-family, and is however already independent from the single-cell housing, while from the second floor and for all the floors of multi-family building the staircase with double ramp is consolidated.
The multi-family pseudoschiera will then become the “matrix” of a new evolutionary process which, driven by the need to recover the living space in a coplanar dwelling, will bring the new type of in-line house to maturity.