SABAUDIA – I PODERI DELLA BONIFICA

SABAUDIA – I PODERI DELLA BONIFICA

SABAUDIA – THE FARMS OF THE RECLAMATION

SABAUDIA – I PODERI DELLA BONIFICA

Nel seguente articolo si riprendono precedenti scritti apparsi sul nostro sito aventi come tema la Bonifica delle Paludi Pontine, la grande opera di ingegneria eseguita negli anni ‘20 e ’30 del secolo scorso per prosciugare gli estesi acquitrini al tempo presenti nelle zone litoranee intorno a Terracina e Sabaudia. Si descrive in questo caso una visita diretta a un podere della Bonifica, trasformato oggi in parte in agriturismo. Si vuole constatare, nel caso particolare, cosa è rimasto di originale, dopo tanti anni, e quanto è stato invece trasformato, di quelle semplici e funzionali costruzioni del periodo architettonico Razionalista destinate ai coloni, per la coltivazione dei campi ricavati dall’opera di bonifica. La conclusione, come si deduce dalle immagini riportate, è che molto è stato modificato, ma la semplice e funzionale architettura delle case coloniche del tempo, in molte parti, è ancora adesso integra.


Fig. 1 Le Paludi Pontine e la Selva di Terracina – Prima delle opere di bonifica esisteva nella zona litoranea intorno al monte Circeo un’ampia zona caratterizzata da foreste, acquitrini e infestata dalla malaria


Fig. 2 La Selva – Una porzione dell’antica selva è conservata e costituisce l’attuale Parco Nazionale del Circeo, nel quale sono preservate porzioni dell’originario ecosistema


Fig. 3 La Palude – Un’immagine precedente all’opera di prosciugamento delle acque


Fig. 4 Le operazioni di bonifica – La costruzione di canali di raccolta delle acque che poi sfociavano in mare


Fig. 5 Pompe idrovore – Per condurre le acque stagnanti a mare furono utilizzati impianti idrovori – da “La terra promessa: Dalla palude alle Città di fondazione: 1934/2014” Terracina 2014


Fig. 6-7 La conquista della terra – Locandine d’epoca – In seguito alla Legge n. 3234 del 24 dicembre 1928 gran parte delle aree bonificate passò sotto il controllo diretto dello Stato, che lo delegò all’Opera Nazionale Combattenti


Fig. 8 Le case coloniche – Al centro dei vari poderi venivano costruite delle case coloniche. Le case si dividevano in diversi tipi, in figura è mostrata la tipologia 3 – Ai coloni veniva concesso un contratto di mezzadria con possibilità di riscatto.


Fig. 9 Stato attuale di una casa appartenente alla tipologia 3, oggetto di analisi diretta in questo articolo – L’edificio risulta, rispetto al disegno originario, ampiamente trasformato


Fig. 10 Un originario fienile, appartenete al podere in esame, oggi modificato in agriturismo


Fig. 11 Altra immagine del fienile trasformato in agriturismo


Fig. 12 Un altro fienile, sempre appartenente al podere, ancora in uno stato vicino all’originario


Fig. 13 All’interno del fienile sono conservati macchinari e strumenti risalenti al periodo della Bonifica


Fig. 14 I macchinari della Bonifica


Fig. 15 Stato attuale di una casa appartenente alla tipologia 3, oggetto di analisi diretta in questo articolo – L’edificio risulta, rispetto al disegno originario, ampiamente trasformato


Fig. 16 Altri fabbricati di servizio alla casa colonica – Lo stato degli stessi risulta in queste immagini poco modificato rispetto all’originario


Fig. 17 La porcilaia


Fig. 18 Un forno degli anni ’30 che non ha subito modifiche


Fig. 19 L’interno del forno


Fig. 20 La fertile campagna di Sabaudia come appare oggi e, sullo sfondo, il monte Circeo

 Arch. Anselmo Santilli- ZED PROGETTI srl

Along the dirt road that leads from the Assergi cemetery to “San Pietro della Ienca”, on the Aquila side of the “Gran Sasso d’Italia”, we find the church of San Clemente. We are in Abruzzo, in the National Park, in an area full of rock churches, some of paleochristian origin.
San Clemente, as we read on the information sign at the entrance, already existed in the fourteenth century, but more remote origins are supposed. The ancient name was “San Clemente in fratta”. The church, named after one of the first popes, indicated in the name the vegetation that once surrounded it.
The plant has a single nave, with an elongated rectangular plan, with a barrel vault. The entrance to the hall of worship is preceded by an atrium, or narthex, also turned.
Three small windows, one on the apse and two on the side walls, open at the sides of the building. The ornamental elements are very simple: a stone floor, just outlined cantonal, a hint of portal and a stone altar without decorations. The architecture of the small church, its scarce openings, reflect the place and the mountain climate in which it is built. The presence of the atrium, a body perhaps later added, as it seems to demonstrate the existence of cantons on the main structure of the church, in the points of contact with it, seems to also fulfill the function of occasional mountain shelter.