Lo stile Coppedè – Il Palazzo Bogliolo in Corso Firenze 9 a Genova

Lo stile Coppedè – Il Palazzo Bogliolo in Corso Firenze 9 a Genova

Coppedè Style - "Palazzo Bogliolo" in Corso Firenze 9 in Genoa - Italy

Lo stile Coppedè – Il Palazzo Bogliolo in Corso Firenze 9 a Genova

La via, in cui il palazzo sorge, rientrava nel piano di lottizzazione edilizia delle aree collinari alle spalle di Genova che aveva avuto inizio con i progetti per le vie Assarotti e Caffaro (1852), era proseguita, nel de­cennio postunitario, con il piano di Cir­convallazione a Monte e si era conclusa appunto, negli ultimi anni dell’Ottocento, con la si­stemazione di Corso Firenze. Nella zona così edificata avrebbero dovuto sorgere, e sorsero, villini e palazzine che coniugassero l’eleganza e la raffinatezza con le coeve esigenze di vita per l’alta borghesia genovese.

Nel marzo del 1906 la so­cietà immobiliare «La Casa Artistica» di F. De Thierry pre­sentava il progetto, a firma dell’architetto Gino Coppedè, coa­diuvato dall’ingegner Predasso, di un palazzo a sette piani (incluso attico e l’ammezzato) all’Ufficio Edilizio del Comune. Il progetto veniva approvato alla fine di maggio. Nella richiesta non compare il nome del committente Bogliolo a cui l’edificio passò, probabilmente, soltanto a costruzione ultimata.


Progetto originario

La facciata, in corrispondenza del piano nobile, è percorsa per tutta la lunghezza da una balconata, vi aggettano due bow-window impostati su nicchioni che incorniciano le penultime due finestre laterali dell’ammezzato, giun­gono fino alla cornice del quinto piano e si concludono ciascuno su un terrazzo.


Particolare nicchione

Il rivesti­mento è in intonaco, con imitazione della pie­tra nei piani terreno ed ammezzato, e ce­mento. La copertura è piana con terrazzo aggettante su mensole.
In pianta, la distribuzione degli spazi appare assai simile a quella di Palazzo Zuccari­no, pensata per rispondere alle esigenze di rappresentanza di un ceto agiato: due appartamenti per piano, un vano ingresso e un corridoio-disimpegno, i locali di servizio sul retro, soggiorni e camere di fronte e sui lati. Piccolissima e relegata nei fondi l’abitazione del portinaio.


Piano tipo

L’apparato decorativo subì, nella realizza­zione, alcuni mutamenti: se nel progetto ri­sulta esplicitamente improntato ad un gusto neomanierista, nell’esecuzione le linee si indurirono, molti riccioli vennero elimi­nati e, quelli che rimasero, assunsero rigidità e linearità geometriche. Tale condizione si riscontra anche nelle ripetizioni degli schemi decorativi: le erme delle lesene che sostengono gli arconi tra i due bow-window, ad esempio restano unici elementi di tale tipologia rispetto ad un prevalere di volti femminili di sapore Jugendstil che appaiono mutuati direttamente da uno dei primi repertori prodotti dalla Secessione viennese. Vengono recuperati elementi della cultura architettonica rinascimentale, protomi leonine, festoni e corone, ma la linea prevalen­te si indirizza comunque verso scelte italiano-secessioniste dai contorni floreali, tipologia insolita rispetto a quella usale di Coppedè.


Particolari balconata


Particolare facciata


Particolare bow-window


Particolare facciata


Particolare facciata

Ne nascono decorazioni naturali­stiche alla Olbrich in cemento modellato che, imitando fittizi alberelli con foglie e frutti, incorniciano la finestra centrale del piano nobile. Degni di attenzione sono anche i motivi delle foglie di palma con ser­peggianti nastri ripiegati dei nicchioni, de­corati da pitture su intonaco (ora totalmente sparite). E, ancora, bacche, melograni, frutta, foglie a cuore e fiori per i bow-window, per il contorno dei volti femminili, per i capitelli delle lesene in facciata. Nella zona superiore del palazzo, completa l’apparato decorativo un fregio dipinto con putti, nastri e ghirlande alla Galileo Chini.


Androne di ingresso


Particolare facciata laterale


Particolare facciata laterale


Particolare facciata laterale

E’ interessante osservare come questo immobile fu principalmente frutto di un’attività di tipo immobiliare di tipo “speculativo” e non connesso ad un’operazione dettata da un committente finalizzato ad esprimere il suo “potere finanziario” come ad esempio riscontriamo nel coevo Palazzo Pastorino. Tale impostazione è testimoniata da un androne decoroso ma decisamente in tono minore nelle sue dimensioni contenute anche se curato nel suo rivestimento maiolicato e dal fatto che tutta la decorazione si ferma solo alla facciata principale riportando le altre, completamente disadorne, ad un livello molto più popolare e quindi meno costoso nella realizzazione. 

Fonti
“I Coppedè” – Rossana Bossaglia, Marco Cozzi – Ed. SAGEP

 

Ing. Paolo Croce- ZED PROGETTI srl

The street, where the palace stands, was part of the plan for the building allotment of the hilly areas behind Genoa, which had begun with the plans for Via Assarotti and Via Caffaro (1852), continued in the post-unification decade with the plan for the Circonvallazione a Monte and was completed in the last years of the nineteenth century with the arrangement of Corso Firenze. In the area thus built, small villas and buildings were to be built, combining elegance and refinement with the contemporary needs of the Genoese upper middle class.
In March 1906 the real estate company “La Casa Artistica” of F. De Thierry presented the project, by architect Gino Coppedè, assisted by engineer Predasso, of a seven-storey building (including penthouse and mezzanine) to the Town Hall Building Office. The project was approved at the end of May. The request does not include the name of the client Mr. Bogliolo, to whom the building probably only passed to when the construction was completed.
The façade, in correspondence of the main floor, is crossed along the whole length by a balcony, two bow-windows set on niches that frame the penultimate two side windows of the mezzanine, reach the frame of the fifth floor and each one ends on a terrace.
The cladding is in plaster, with imitation stone on the ground and mezzanine floors, and cement. The roof is flat with a terrace projecting on shelves.
The layout is very similar to that of Palazzo Zuccarino, designed to meet the needs of a well-to-do class: two flats per floor, an entrance hall and hallway, service rooms at the back, living rooms and bedrooms in front and on the sides. The concierge’s house is very small and relegated to the grounds.
The decorative apparatus underwent some changes in the realization: if in the project it was explicitly marked by a neo-Mannerist taste, in the execution the lines hardened, many curls were eliminated and, those that remained, assumed rigidity and geometric linearity. This condition can also be seen in the repetitions of the decorative patterns: the herms of the pilasters supporting the arches between the two bow-windows, for example, remain the only elements of this type compared to a prevalence of female faces with a Jugendstil flavour that appear to have been directly borrowed from one of the first repertoires produced by the Viennese Secession. Elements of the Renaissance architectural culture are recovered, leonine protomes, festoons and crowns, but the prevailing line is however directed towards Italian-secessionist choices with floral contours, an unusual typology compared to the usual Coppedè one.
The result is naturalistic Olbrich style decorations in moulded concrete which, imitating fictitious saplings with leaves and fruits, frame the central window of the main floor. Worthy of attention are also the motifs of the palm leaves with serpentine folded ribbons of niches, decorated with paintings on plaster (now totally disappeared). And, again, berries, pomegranates, fruit, heart-shaped leaves and flowers for the bow-windows, for the contours of the female faces, for the capitals of the pilaster strips on the façade. In the upper part of the palace, a frieze painted with cherubs, ribbons and garlands à la Galileo Chini completes the decorative apparatus.
It is interesting to observe how this property was mainly the result of a “speculative” type of real estate activity and not connected to an operation dictated by a client aimed at expressing his “financial power” as we find in the contemporary Palazzo Pastorino. This approach is testified by a decorative hallway but decidedly in a lesser tone in its counted dimensions, even though it is carefully tiled, and by the fact that all the decoration stops only at the main façade, bringing the others, completely unadorned, back to a much more popular level and therefore less expensive in construction.