Il Razionalismo “popolare” – l’esempio del fabbricato di civile abitazione in Via Nizza N.12 a Genova

Il Razionalismo “popolare” – l’esempio del fabbricato di civile abitazione in Via Nizza N.12 a Genova

The Italian "Razionalismo" for the mass - Block in Genova (ITALY) Via Nizza N. 12

Il Razionalismo “popolare” – l’esempio del fabbricato di civile abitazione in Via Nizza N.12 a Genova

Il passaggio di un movimento architettonico dalla sua espressione tramite un’edilizia di tipo istituzionale ed “aulico” (e quindi fondamentalmente di sperimentazione sovvenzionata senza un particolare interesse per la componente economica) ad una di livello “popolare”, commerciale e speculativo, costituisce sempre un momento di particolare interesse. Tale fase di trasposizione costituisce, infatti, nella naturale verifica stabilita dalle logiche di mercato, in realtà economiche normali, l’effettiva acquisizione nel senso comune (socio-economico) del movimento stesso e quindi dei canoni abitativi ed estetici proposti.

Un esempio in tal senso è rappresentato dalla realizzazione, nel 1933, del fabbricato posto in Via Nizza N. 12 a Genova ad opera dell’Ing. Angelo Invernizzi (1884-1958) su progetto dell’Arch. Ettore Fagiuoli (1884-1961).

Tale fabbricato non si presenta certamente come un esempio assoluto ed irripetibile di razionalismo ma, anche nella sua stessa semplificazione “popolare” degli stilemi e nel loro utilizzo commerciale a fini speculativi per un’edilizia intensiva più vendibile, rappresenta un tassello interessante e di studio di tale passaggio. L’intervento costituisce infatti il primo esempio di nuova edilizia nell’attività imprenditoriale di un costruttore, quale appunto era l’Ing. Invernizzi, ai tempi molto attivo in una città come Genova strategicamente importante ma comunque più periferica rispetto ai movimenti architettonici ed ai due fulcri di riferimento del tempo costituiti da Roma e Milano.
L’intervento edilizio si inserisce, inoltre, in quell’importante condizione di rinnovamento che si realizza in questa città negli anni dal 1929 al 1933 e che vede il passaggio dallo stile di tardo-eclettismo e Déco ad un’architettura razionalista (principalmente di stampo piacentiniano), generando un abbandono dei modelli formali lussuosi ed in molti casi paradossali che, assecondando l’autoreferenzialità e l’esasperato elitarismo della classe imprenditoriale locale, avevano costituito il punto di riferimento dall’ultimo quarto del XIX secolo sino alla Grande Guerra. L’Ing. Invernizzi fino a quel momento aveva proposto un’architettura principalmente neomanierista e Liberty-Déco e diventerà invece poi proprio colui che realizzerà, sempre a Genova, il grattacielo Sud su progetto dello stesso Arch. Piacentini (1881-1960).


Ing. Angelo Invernizzi – Realizzazione precedente del 1931 in Via Barabino 24 – Genova, ancora ancorata ad un convenzionale neomanierismo e spunti Liberty-Déco,

In particolare, fu proprio l’Arch. Piacentini che, in una nota redazionale, sul numero di gennaio 1934 della rivista Architettura, recensì l’immobile di Via Nizza. In tale articolo egli riporta le caratteristiche del fabbricato indicandone la costituzione in “38 appartamenti serviti da due scale e 6 botteghe”.

 

 

La struttura è in cemento armato ed il lotto risulta ottenuto in modo invasivo tramite lo sbancamento di un fronte di circa 18300 mc di roccia con la contemporanea presenza a monte di un palazzo (Via Trento N.24-26) posto ad una quota di imposta superiore di 24 m e ad una distanza di circa 12,40 m.
Situazione peraltro riscontrabile praticamente per tutti i fabbricati realizzati su tale via. Questa difficile localizzazione di recupero venne trattata con la realizzazione di muri di contenimento a ripiani, poi utilizzati come giardini pensili a servizio degli appartamenti sul fronte retrostante ed a cui si accede tramite passerelle aeree. Una soluzione sicuramente di ripiego ma che comunque mitiga e risulta migliore rispetto alla semplice presenza di un muraglione nudo come invece si ritrova nei fabbricati limitrofi.


Il fabbricato si sviluppa per 7 piani fuori terra e si amplia sempre di più nei piani alti. La pianta dell’ultimo piano (indicato come sesto) evidenza una ripartizione su 4 appartamenti di cui 2 di testata e 2 centrali, quest’ultimi con i servizi igienici illuminati ed areati da un un unico cavedio centrale.


Ai tempi, l’immobile viene indicato come dotato di impianto centrale di riscaldamento e d’acqua calda con caldaie a nafta a regolazione automatica della temperatura e con radiatori nascosti nei parapetti delle finestre. I serramenti delle finestre erano di pitch-pine naturale e le porte interne in mogano.

 

La finitura di facciata è del tipo “900 REI”, definito il “primo Intonaco Colorato Razionale realizzato da Tecnici Italiani” ossia ad intonaco colorato indicato come pietrificante ed inalterabile e prodotto dalla ditta Soc. An. Mattia del Moro di Milano. I marmi del basamento erano in Verde Polcevera lucidato e quelli dell’androne di ingresso in Portoro e Breccia  di Serravezza.

L’utilizzo del rivestimento lapideo sul basamento aveva la funzione sia di nobilitare una costruzione che, come già richiamato, era chiaramente a finalità speculativa e sia di inserirsi nel concetto più generale di rivalutazione del rivestimento lapideo nel processo costruttivo secondo le logiche architettoniche del tempo, protese tra il monumentalismo di regime, la continuità rispetto al passato, l’autarchia e l’International Style.
Allo stato attuale, 84 anni dopo, l’immobile si presenta con caratteristiche pressoché inalterate rispetto all’impianto originario. Delle 6 botteghe, una (quella accanto alla scalinata verso via Trento) risulta però trasformata in appartamento mentre il rivestimento degli stipiti e del basamento risulta curiosamente invertito presentandosi il marmo Verde Polcevera sostituito da un travertino e viceversa. Del marmo originario lucido restano praticamente solo gli elementi di cornice superiore.

Il marmo “Verde Polcevera” sostituito dal travertino

L’originario marmo “Verde Polcevera” lucido che ancora resta solo nella cornice

Si evidenzia il passaggio ad un riscaldamento a gas con la tubazione posta in facciata e poi con ingresso dall’esterno nella centrale termica. Tutto il fronte strada presenta fenomeni di degrado sul calcestruzzo e sui ferri delle travi insistenti sui balconi con evidenze di interventi di asportazione di materiale e di passivazione delle armature senza ripristino di conglomerato nonché varie lesioni sugli intonaci e sui paramenti di facciata con classica attività di rappezzo a guasto. Interventi di riparazione economicamente vantaggiosi (?) a breve termine ma che non risultano risolutivi e penalizzano l’estetica complessiva del fabbricato ed il suo interesse storico-architettonico.

Fonti:

  • Architettura – Rivista del Sindacato Nazionale Fascista 1934 – XII gennaio fascicolo I
  • “Le pietre liguri nell’architettura di Genova durante il regime fascista” – Spesso /Brancucci Ed.Franco Angeli

Ing. Paolo Croce – ZEDPROGETTI SRL

 

A particular moment is the transition of an architectural trend from its expression through an institutional and “courtly” type of building (and therefore basically a subsidized experimentation) to a “popular”, commercial and speculative level. In fact this phase represents, as a natural verification under the market’s logic, the definitive acquisition of the aesthetic canons proposed to the common sense.
An example is represented by the construction, in 1933, of the building located in Via Nizza N. 12 in Genova by Angelo Invernizzi engineer and Ettore Fagioli architect.
This building is certainly not an absolute and unique example of the Italian architechtural “Razionalismo” but, even in its own “popular” simplification and commercial use to speculative purposes for more saleable intensive construction, it represents an interesting example of this transition. The building is, in fact, the first instance of a new style in the entrepreneurial activity of a builder, such as Mr Invernizzi, very active at the time in a city like Genova, strategically important but still more peripheral than Roma and Milano that were the reference for the architectural trend of that time.
It is also part of the important phase of renewal that took place in this city in the years from 1929 to 1933 with the transition from the late eclecticism and decó style to the “Razionalismo”, generating a leaving of the luxurious formal and in many cases paradoxical models following the self-referentiality and the exasperated elitism of the local business class.

In 1931 Invernizzi had until then proposed a mainly neo-Manierist and Liberty-Déco architetture and, instead, he will be the one who will build the skyscraper designed by Piacentini (the most important architect during that period).

In particular, Piacentini himself, in a editorial note, in the January 1934 on the magazine “Architettura”, reviewed the building in Via Nizza. In this article, he reports the characteristics of the building indicating it had “38 apartments served by two stairs and 6 shops”.

The structure is made of reinforced concrete and the lot is obtained invasively through the excavation of a front of 18300 cubic metres of rock with the simultaneous presence upstream of a building (at Via Trento 24-26) located at a height higher than 24 m and at a distance of about 12.40 m. However, this is the situation for all buildings built on that street.

This difficult recovery location was treated by the construction of shelved retaining walls, then used as hanging gardens for the apartments on the front behind and accessed by overhead walkways. This is certainly a fallback solution, but one that mitigates and is better than the simple presence of a bare wall, as we can find for the buildings nearby.

The building has 7 floors above ground and is increasingly extended on the upper floors. The plan of the top floor (indicated as sixth floor) has 4 apartments of which 2 are header apartments and 2 central, these ones with the toilets illuminated and ventilated by a single central skylight well.

At that time, the building is indicated as being equipped with central heating and hot water system with automatic heating oil boilers, automatic temperature control and radiators hidden in the walls under the windows. The windows were made by natural pitchpine wood while the inside doors by mahogany .
The façade’s finish is by “900 REI” type, that’s coloured plaster defined as petrifying and unalterable and produced by Soc. An. Mattia del Moro in Milano. The marbles at the ground level were by polished “Verde Polcevera” and those at the entrance hall by “Portoro” and “Serravezza” ones.

The use of the stone cladding on the base served both to ennoble a construction that was fundamentally for speculative purposes and to fit into the more general concept of revaluation of the stone cladding according to the architectural logic of that time (between the monumentalism of the regime, continuity to the past, autarchy and the “International Style” movement.
Now, 74 years later, the building has characteristics that are almost unchanged from the original ones. About the 6 shops, one  was transformed into an apartment and the cladding of the ground level was strangely inverted, presenting the “Verde Polcevera” marble replaced by travertine. From the original polished marble, practically only the upper framed elements remain.

The entire street front is affected by deterioration of the concrete on beams on the balconies, with evidence of removal of degraded material as remedial action. There are also many injuries to the plaster and facade walls restored by a classic patching work that’s not a real solution and penalize the aesthetics of the building.